Finalmente la destra

Finalmente la destra.
Tonino D’Orazio, 6 ottobre ’14.
Finalmente anche in Italia è arrivata la destra a viso scoperto. La ditta PD&Company si è schierata apertamente contro i lavoratori aprendo addirittura uno scontro tra “popolo” e organizzazioni sindacali. Tra chi rappresenta 18 cittadini italiani su cento elettori (e non è nemmeno detto) e chi ne rappresenta realmente, iscrizioni alla mano, più di 30. Non vi sono più alibi di rappresentanza. Dispiace per quelli che in Cgil ci avevano creduto, non si possono prendere pesci in faccia continuamente dagli amici. Di guance ne abbiamo solo due. E qui il problema è che non basta una manifestazione o uno sciopero. L’aspetto culturale negativo e di scontro è definitivo, lungo e troppo profondo.
Persino Cisl e Uil fanno finta di arrabbiarsi. Non contano più e non possono più sottoscrivere accordi in bianco passando dalla porta di servizio. Però possono tenere a bada la Cgil sulla questione “unitaria a tutti i costi” altrimenti “non si vince”. Solo un assioma. Renzie lo sa, come tutti ormai.
La megalomania del dirigente capo della ditta PD&C. sta raggiungendo apici di tracotanza mai visti, con il vero volto di chi non ha bisogno di nessuno, può fare quello che vuole, se non di una truppa allineata e coperta con un gruppettino che fa finta, a parole, di recalcitrare, quindi in realtà utili allo scopo e al maquillage. Ma poi la ditta è la ditta e il capo è il capo. Non importa se manca la mano d’opera, basta che ci siano i soldi.
Strano questo gruppetto, ex di tanti partiti da loro prodotti ogni 8 anni (cattiveria:per rinnovare i due mandati. Cfr. date prego), con grande esperienza storica e politica, terrorizzata dalla prossima non elezione, e alienata nel seguire linee politiche del ragazzino, a loro estremamente se non personalmente sfavorevoli. Renzi oltre ad aver rottamato loro ha rottamato anche il partito. Un senatore che abolisce il Senato (e quindi sé stesso), regalandolo a cordate varie di secondo o terzo livello “elettivo”, non è mai esistito, né nella storia delle democrazie borghesi né in nessun altro paese a cultura occidentale con equilibrio di poteri. (A meno che sia una finta esoterica, un giochetto da “prima lettura”). Né mai parlamentari, deputati o senatori, che rinunciano al mandato degli elettori, anche se assegnato alla loro coscienza, con una cessione di rappresentanza ad un paio di capetti e alla loro corte. Tali, fatti e dati alla mano, possono essere considerati sia Berlusconi che Renzi. Quest’ultimo una vera e evidente fotocopia dell’altro, ma efficace nell’abolire punti centrali della Costituzione e nell’asservire i poteri dello stato. Stessi metodi, stessa corte, stessa immagine, stessa altezza. Apre e chiude tutti i telegiornali e talk-show. Con la benedizione di un ultra novantenne reazionario, che Dio e i banchieri l’abbiano in gloria.
Qual’è il dato positivo di questo smarcamento della ditta PD&C dopo essersi tolta la maschera di “sinistra” e aver ribadito che i sindacati non servono, cioè le reali organizzazioni dei lavoratori pur con le loro difficoltà? Difficoltà dovute più ai sistemi legislativi e giuslavoristi “innovativi” risultati fasulli che dalla loro coerenza. Più volte Renzie ha ribadito che “se ne può fare a meno”, come Marchionne. Quando l’aveva suggerito Grillo era successa una demonizzazione isterica di tutto il resto dell’arco costituzionale e dei sindacati stessi. Renzi giocherà sicuramente ad incontrarli all’ultimo momento ma per chiedere loro altro e ancora di più. Lo stato di asservimento dei lavoratori non è ancora finito e forze ideologiche esterne non hanno ancora terminato lo sporco lavoro.
Paradossalmente questa chiarezza di una destra compatta da anni nel governare questo paese verso la povertà dei suoi cittadini, e a nome loro, presuppone la possibilità di spazio e apertura per la rinascita di una vera sinistra, anche se, tenuto conto della pressione internazionale del neocapitalismo totalitario, con obiettivi minimi di socialismo e di appartenenza alla classe dei lavoratori, senza se e senza ma. Lasciamo perdere la diatriba stupida che ci ha occupato per anni nel definire cos’è oggi la sinistra. Basta fare il contrario di ciò che ha fatto in questi anni il neoliberismo, per quanto banale e semplice sembri. Rilanciando sicuramente, a vera tutela dei lavoratori tutti, l’investimento pubblico con un piano di reindustrializzazione per lo sviluppo del paese, imprenditori compresi. Anche per loro, almeno per i più seri, sarebbe una salvezza, invece di fallire, di vendere o di prendere soldi dallo stato e scappare, in un modo o in un altro, all’estero. Questa paradossale speranza richiede anche che vadano via tutti quelli che hanno distrutto la sinistra con le loro bizze, a volte stupidità personalistiche, e che si ricominci con altri di buona volontà. Non raccogliendo nemmeno le briciole scartate, presto o tardi, dalla ditta Pd&C e sapendo che con piccole percentuali non si va da nessuna parte. Sapendo altresì che tutte le prossime leggi elettorali, Costituzione o no, avranno il marchio che assoderà il “tutti per uno” e il premio anticostituzionale dall’ovetto Kinder. Il capo, anelito di tutti i popoli democratici.
Ironia ideologica, non solo i proletari di tutto il mondo non si sono uniti, pur di fronte a un padronato ferocemente unito e micidiale in guerra contro di loro, ma hanno portato loro in dote, con una innocenza stupefacente, una serie di falsi mediatori. Per anni.
Ironia anche della storia popolare del nostro paese. Solo la propaganda e il melodramma funzionano sempre, con strumenti (esempio la televisione) che oggi possiamo paragonare ad “armi di distruzione di massa” culturale. Come il film, dove la realtà e il tempo non contano ma solo ciò che appare. Fatta salva paradossalmente la questione dittatura, ma pensare che se Mussolini avesse voluto le elezioni sarebbe sicuramente stato eletto “democraticamente” a furor di popolo non è escluso. E’ un paese il nostro che procede per ventenni, più o meno, e vi ci si affeziona. Dopo il fascismo un traboccante ventennio monocolore democristiano. Poi un altro, più o meno ventennio di centrosinistra con i socialisti che si spostavano sempre più al centro fino ad essere inglobati nel disastro di “mani pulite”, poi un pesante ventennio berlusconiano con una distruzione mai vista dei diritti del lavoro. Perché non dovrebbe esserci un altro ventennio popolare-operaio per Renzi inglobato (o inglobante) sempre dalla destra? Ormai la preoccupazione di Berlusconi è che Renzi gli freghi i voti con il suo programma piduista non ancora concluso.
La risposta in verità ce l’ha sempre la sinistra, ma fa finta di non saperlo. E’ sempre occupata a tutt’altro, anche a chiedersi introspettivamente come è fatta e chi è. Tempo scaduto o opportunità, possibilità, di ripresa, anche se non per ora?

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